Dopo il debutto al Teatro Alighieri di Ravenna, giunge al Teatro del Giglio di Lucca in esclusiva toscana il dittico composto da La voix humaine e The telephone (sabato 6, ore 20.30 e domenica 7 ore 16.00), due straordinari lavori del teatro musicale del ’900 che hanno come protagonista il telefono, un prodotto tecnologico divenuto oggetto comune del nostro quotidiano, strumento della moderna comunicazione che ha rivoluzionato i tempi di lavoro e i ritmi della nostra vita, ma che soprattutto ha mutato la forma e la sostanza dei rapporti umani.
Il filo conduttore della serata è infatti la comunicazione al telefono: tra una donna senza nome (interpretata da Alda Caiello) unico personaggio in scena ne La voix humaine; tra due giovani, Lucy (Teresa Sedlmair) e Ben (Emilio Marcucci), in The telephone. L’allestimento del 2010 del Teatro Comunale di Bolzano - firmato per la regia da Sandro Pasqualetto, scene e costumi di Cristina Alaimo e luci di Claudio Schmid - è ripreso adesso nella coproduzione tra l’Alighieri e i teatri di Lucca e Piacenza. In buca l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini – già apprezzata interprete de Il matrimonio segreto di Cimarosa lo scorso febbraio - diretta da Jonathan Webb, attualmente alla guida della Camerata Strumentale "Città di Prato" e per anni direttore stabile al Teatro dell’Opera di Tel Aviv.
La voix humaine nasce come testo teatrale di Jean Cocteau rappresentato nel 1930 (pièce che il pubblico lucchese ha potuto apprezzare lo scorso mese di febbraio nella straordinaria interpretazione di Adriana Asti), da cui solo trent’anni più tardi Poulenc ricava un’opera in un atto, che debutta a Parigi il 9 febbraio 1959. Protagonista all’epoca è la cantante Denise Duval, profondamente legata al compositore, e che ebbe un ruolo fondamentale nel definire la struttura dell’adattamento che Poulenc fece della pièce di Cocteau. Interprete unica dell’opera di Poulanc è il soprano Alda Caiello, artista che sa dedicarsi al repertorio Novecentesco e contemporaneo con versatilità, raffinatezza e capacità espressive. Non sono pochi i compositori che l’hanno scelta per interpretare le proprie opere, spesso in prima mondiale: il maestro Luciano Berio l’ha scelta e diretta per le sue Folk songs; Adriano Guarnieri per la prima mondiale di Medea per La Fenice di Venezia e per La Passione secondo Matteo a Milano per la Scala; all'Holland Festival ha cantato la prima mondiale di Gesualdo, considered as a murderer di Luca Francesconi.
The Telephone or L’amour à trois di Gian Carlo Menotti, autore del libretto oltre che della musica – che riassume in sé molte delle tendenze del teatro musicale americano ed europeo del secondo dopoguerra -, ci trasporta un clima disteso di leggera ironia e ammiccante complicità.
Bob è dalla sua innamorata Lucy, deve partire per un viaggio e vorrebbe parlarle di una cosa importante, prima di prendere il treno… ma è continuamente interrotto dalle inopportune telefonate di lei. Ce la farà a non perdere le staffe e parlare alla sua fidanzata? Un finale a sorpresa premierà l’intelligenza paziente del giovane innamorato. Un geniale, quanto incalzante atto unico, che debuttò 1947 all’Heckscher Theater di New York, dove fu rappresentato insieme a La Medium dello stesso compositore. In scena per la prima volta sul palco del Teatro del Giglio di Lucca è interpretato da due giovani cantanti: Teresa Sedlmair, vincitrice nel 2011 del Premio Miglior Giovane Promessa al concorso internazionale Renata Tebaldi di San Marino, ed Emilio Marcucci.
L’intrigante scelta registica di Sandro Pasqualetto che dirige entrambi i lavori, di immaginare i due atti unici come storie ambientate nella stessa camera d’albergo, rende ancor più attuali e a noi vicine queste due opere. Il regista ha infatti risolto il problema della diversità delle due opere riflettendo sugli elementi comuni: «ecco trovato il legame: un luogo privato e pubblico nello stesso tempo, in cui noi li possiamo spiare nella loro intimità, dal buco di una serratura, e dove loro possono vivere la loro vita. Consecutività di tempo e unione di luogo. Allora cosa ci sarebbe di meglio che una camera d’albergo? Ed ecco che finalmente ci ritroviamo autorizzati a poter ficcanasare liberamente nella privacy altrui».
Nella scenografia Cristina Alaimo si è ispirata all’artista statunitense Edward Hopper per costruire gli ambienti in cui si muovono i personaggi: «Mentre Jean Cocteau scriveva La voix humaine nel 1929 [...] l’artista statunitense Hopper si assumeva l’arduo compito di conservare immagini della banale vita della città sulla tela, lasciandocele come testimonianza di quell’epoca. L’opera dell’artista americano - come anche la scenografia di questo spettacolo - si spoglia di paramenti e simbologie, rimanendo nuda e vuota, e l’incomunicabilità diventa soggetto del discorso, che si rivela in un monologo a due, al telefono, in Cocteau e nelle frivole chiacchiere nel Telefono di Menotti».
I biglietti – da 10 a 60 euro – sono in vendita alla Biglietteria del Teatro del Giglio (tel. 0583.465320 – e.mail: biglietteria@teatrodelgiglio.it).