Riceviamo e con piacere pubblichiamo la lettera - giunta oggi in Redazione - in cui un'insegnante, "vittima" di un'episodio poco gradevole, ci racconta nei dettagli la triste vicenda.
"Egregio Direttore,
con la presente vorrei portare alla Sua attenzione una situazione poco piacevole, che mi ha vista protagonista, mio malgrado, accaduta in una scuola secondaria di primo grado del centro storico di Lucca. Premetto che sono un’ex allieva delle scuole dell’attuale comprensivo, della scuola per l’infanzia, della
scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, e di tutte, ma in particolare della scuola in questione, conservo un ottimo ricordo, e ho sempre
pensato che fosse molto valida professionalmente sia dal lato didattico sia dal lato organizzativo e amministrativo. .
Espongo come sono andati i fatti. Giovedì 23 ottobre u.s. alle ore 11:05 ho ricevuto un messaggio di posta certificata in cui ero invitata a presentarmi entro le ore 11:30 di un giorno non meglio precisato presso la Scuola per accettare un incarico di supplenza nella classe 043 fino a fine anno scolastico, messaggio in cui si indicava che “una sua mancata presenza sarà interpretata, in base alla normativa vigente, come rinuncia”. Mi metto, quindi, subito in contatto telefonico con la segreteria e mi comunicano che la convocazione è per il giorno 24/10 e, alla mia richiesta di considerare positivamente fin da subito la mia disponibilità, mi viene espressa la necessità di presentarmi fisicamente l’indomani per manifestare la mia intenzione di accettare l’eventuale incarico.
Poco prima delle 11:30 del giorno venerdì 24 ottobre mi presento presso la segreteria, dove l’impiegata si appunta il mio nome, e dopo alcuni minuti sono invitata da una sua collega, in modo alquanto sgarbato, ad attendere in piedi nel corridoio. Dopo alcuni minuti l’addetta apre la porta e le chiedo informazioni riguardo l’assegnazione dell’incarico. Mi comunica che non sono stata l’unica a dare la disponibilità, pur non essendosi presentate fisicamente altre persone, dato che altre avevano inviato delle “valide” giustificazioni per non recarsi presso l’Istituto. Le faccio presente che nella convocazione inviata era espressa chiaramente la necessità di essere sul posto entro le ore 11:30, pena la tacita rinuncia di assegnazione dell’incarico, e questo mi è stato ribadito anche nel breve colloquio telefonico del giorno precedente. Le chiedo pertanto come avrei dovuto comportarmi: se attendere ancora nel corridoio oppure andarmene. Mi risponde di sentirmi libera di lasciare la scuola in quanto, disponendo dei miei contatti, mi avrebbero telefonato entro la fine della mattinata per confermare o meno il conferimento dell’incarico.
Ricevo infatti la telefonata dell’impiegata che mi comunica che l’ incarico è stato assegnato ad un’altra persona, con una posizione superiore alla mia in graduatoria, e che questa persona avrebbe dovuto presentarsi entro le ore 11:30 del giorno ancora successivo, quindi di sabato 25/10, per prendere servizio (contravvenendo ancora una volta a ciò che era stato scritto nella convocazione, dove si comunicava la “presa di servizio il 25.10.2014 alle ore 8.00 con inizio lezioni alle ore 8.30”). Se non si fosse presentata, mi avrebbero ricontattato nuovamente in virtù dello scorrimento di graduatoria.
Sabato 25 intorno alle ore 9:00 ricevo la telefonata dell’addetta di segreteria che mi anticipa alcune novità, in attesa di confermarle a fine mattinata: la persona che ha accettato l’incarico non si sarebbe presentata a scuola, avvalendosi di un indeterminato periodo di astensione facoltativa di maternità. A sostituirla sarebbe stata un’altra insegnante, che però, avendo già accettato in un altro istituto un incarico di cattedra parziale, avrebbe accettato solo la metà delle ore disponibili. Mi rendo disponibile a presentarmi in segreteria durante la mattinata per parlarci e chiarirci di persona ed, eventualmente, valutare l’orario che avrebbe potuto riguardarmi, ma la signora mi ribadisce più volte che mi avrebbe richiamato a fine mattinata, non appena avesse avuto il quadro della situazione completo.
Mi contatta, infatti, intorno alle 13:30. Mi conferma che la persona davanti a me in graduatoria ha accettato l’incarico soltanto per 9 ore e, se avessi accettato, le altre 9 sarebbero spettate a me. Chiedo di sapere la durata del contratto e mi viene detto che la signora ha inviato la richiesta di astensione facoltativa di maternità fino al 23 dicembre p.v. Alla mia domanda esplicita se il 7 gennaio avesse preso servizio, l’impiegata risponde che la signora è madre di una figlia piccola ed abita molto lontano, quindi le sarebbe stato impossibile durante tutto l’anno scolastico prendere servizio nella scuola e si sarebbe avvalsa di certificati medici o altri permessi. A quel punto dichiaro la mia indisponibilità a ricevere l’incarico di supplenza per due motivi: perché ho già un contratto che va oltre la data del 23 dicembre (quella della fine ufficiale di astensione facoltativa di maternità dell’insegnante in questione), e perché non voglio essere in qualche modo complice sia di una persona poco seria, che chiede l’inserimento in graduatoria in istituti di una provincia molto lontano dalla sua residenza sapendo poi di non prendere mai servizio in caso di accettazione di incarico, sia di una segreteria che, anziché prendere le distanze da certi comportamenti malsani e dannosi per la scuola e per l’intera società, li giustifica apertamente e platealmente.
Personalmente sono rimasta molto disgustata da come è stata condotta l’intera vicenda, avrei desiderato molto e con orgoglio di entrare da insegnante presso quella scuola della quale, come le ho anticipato, conservo un ottimo ricordo da studentessa, ma evidentemente quella scuola non esiste più. Mi auguro che la Dirigente Scolastica possa prendere le misure necessarie per far sì che certi episodi incresciosi non si verifichino più e che altre persone non vengano più prese in giro da convocazioni errate ed imprecise.
Spetta ad altri, invece, il compito di modificare una normativa assurda che permette a chiunque di presentare domanda per entrare nelle graduatorie dell’insegnamento in una città così lontana, di accettare poi gli incarichi proposti, e infine di potersi concedere di non prendere mai servizio, ricorrendo ad escamotages, leciti o meno, riscuotendo però lo stipendio a fine mese, garantendosi il versamento dei contributi da parte della scuolaed il punteggio assegnato per il servizio prestato per l’intero anno scolastico.
Gradirei che questo mio sfogo venisse pubblicato sul Vostro quotidiano, al fine di portare a conoscenza del maggior numero possibile di persone ciò che accade nelle scuole del nostro Paese, dove spesso ci si dimentica dell’obiettivo principale, cioè l’istruzione e l’educazione dei nostri ragazzi."